Don Giuseppe Zilli nacque a Fano Adriano (Teramo) il 21 ottobre 1921. Entrato da ragazzo nella Società San Paolo, la congregazione religiosa fondata dal beato don Giacomo Alberione, vi compì i suoi studi fino all’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 3 agosto 1947. Licenziatosi presso la Pontificia Università Gregoriana, fu per alcuni anni professore di filosofia presso il liceo paolino di Alba (Cuneo).
Nel 1954 gli venne affidata “Famiglia Cristiana”, che diresse fino alla morte. «Sono cresciuto con la rivista» soleva dire. «”Famiglia Cristiana” era la sua vita», ha scritto uno dei suoi giornalisti. Chi lo ha conosciuto, chi ha lavorato con lui, i milioni di persone che per un quarto di secolo hanno seguito la sua opera, sanno che era molto difficile distinguere in don Zilli il sacerdote dall’uomo e dal giornalista.
Fondatore e direttore generale della società Periodici San Paolo, ha donato al mondo cattolico “Famiglia Cristiana”, un giornale ammirato e diffuso come nessun altro nella storia del giornalismo cattolico.
Ha inoltre creato altre testate, tra cui il mensile di informazione e cultura religiosa, “Jesus”, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Oltre a ciò, ha dato vita a una radio e a una televisione.
Don Giuseppe Zilli con l’onorevole Aldo Moro
Fermato la vigilia di Natale del 1978 da un gravissimo incidente stradale, era presto tornato con tenacia al suo lavoro, dopo aver sostenuto pesanti interventi chirurgici. Concluse la sua opera solo con la morte, avvenuta il 31 marzo 1980, il lunedì santo, durante una seduta del Capitolo generale dei Paolini, probabilmente in conseguenza dell’incidente.
Tutta la sua attività ha avuto come scopo di servire la Chiesa e la comunità italiana con gli strumenti della comunicazione sociale, guardando verso il futuro “in grande”, dialogando ogni settimana con milioni di persone. A tutti ha saputo dare serenità, solidarietà e indicare il senso profondo della vita, contenuto nel messaggio cristiano.
“BARBARA: Perché, Padre, si desiderano tanto le cose che non si hanno, e quando poi si possiedono non riescono mai a soddisfarti o a renderti felice?
Perché per lo spirito umano le cose finiscono di essere importanti appena si posseggono. Il nostro scopo in terra non può essere la conquista della felicità, ma la conquista dell’equilibrio che aiuta anche a sapersi contentare.”
Rubrica Colloqui col Padre Famiglia Cristiana 14 – 1978